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dimanche 28 octobre 2018

Phoenix Again : gioco dell'intervista

Chi siete ?
Ciao a tutti! Siamo i Phoenix Again e la nostra storia ha inizio parecchi anni fa. La band nasce nel 1981 dalle ceneri del Gruppo Studio Alternativo (da qui il nome iniziale “Phoenix”), di cui facevano parte i tre fratelli Claudio, Antonio e Sergio Lorandi, i quali, conosciuto il batterista Silvano Silva, hanno dato il via a questa avventura. I Phoenix hanno calcato i palchi della provincia di Brescia, nel nord Italia, per lunghi anni ma, dopo numerosi cambi di formazione, nel 1998 la band si è sciolta senza lasciare traccia di album registrati in studio. Il ritorno sulle scene avviene dopo la triste scomparsa di Claudio Lorandi, portato via da un tumore nel 2007. Può sembrare assurdo, ma questo tragico evento ha riunito i membri fondatori dei Phoenix, Antonio, Sergio e Silvano, che, mossi dalla spinta di registrare i brani composti nei decenni precedenti, hanno deciso di riportare in vita la Fenice, aggiungendo al monicker antico anche la parola “Again”, quasi per sottolineare il senso di continuità con il progetto precedente. E, insomma, dopo più di dieci anni da quel triste 2007, siamo ancora qui, con alle spalle tre dischi in studio (“ThreeFour”, “Look Out”, “Unexplored”) e due live doppi (“Live in Flero” e “The Phoenix Flies Over The Netherlands – Live at ‘t Blok”). E non ci sono solo i dischi. La “conduzione familiare” del gruppo si è sempre più rafforzata dopo l’entrata fra le linee dei due figli di Antonio, Giorgio e Marco Lorandi, e, con l’aggiunta di Andrea Piccinelli alle tastiere, si è venuta a completare la line-up. L’entrata della gioventù è, in un certo senso, la classica “ciliegina sulla torta”.   
A quali influenze si rifà la vostra musica ?
L’influenza del rock e del pop-rock degli anni ’70 è chiaramente percepibile, più che nelle nostre composizioni, nella nostra scelta di sonorità. Le chitarre che preferiscono un overdrive alla distorsione ne sono un esempio, così come la scelta dei suoni di tastiera, che spesso si rifanno al Mellotron, al Fender Rhodes o all’organo Hammond. Ma, se si ascoltano attentamente le nostre composizioni, non possono restare nascoste le matrici folk e fusion che ci animano. I gusti dei membri del gruppo sono infatti variegati e abbracciano numerose sonorità: da McLaughlin e Cobham e la loro Mahavishnu Orchestra al Mike Oldfield delle “lunghe composizioni”, dai Genesis agli Inti Illimani, fino ad arrivare persino a Opeth e Iron Maiden! Certo è che le sonorità più heavy sono quelle che sperimentiamo meno all’interno delle nostre composizioni. Ovviamente non può mancare il riferimento al Rock Progressivo di “casa nostra”: Le Orme, Banco del Mutuo Soccorso e PFM sono dei capisaldi e dei punti di riferimento costanti. 
Come definireste la vostra musica ?
Che domanda complicata ! Siamo abbastanza convinti che le etichette vadano un po’ strette a ogni tipo di opera che si propone come artistica, pertanto è davvero difficile dare una definizione della nostra musica. Come abbiamo già affermato poco fa, la nostra musica prende spunto da numerose e variegate esperienze musicali : dal prog « classico » al folk, dal jazz rock all’hard rock, fino ad arrivare persino alla musica classica. Facciamo fusion ? Facciamo Prog ? Beh, facciamo un mix di tutti i generi che ci piacciono ma, nei nostri intenti, la matrice progressiva (nel senso stretto del termine : « guardare avanti ») non manca mai. Insomma, guardiamo avanti  ma non disprezziamo il passato : riproponiamo sonorità talvolta tipiche dei 70s, talvolta più moderne. Insomma : facciamo semplicemente la musica che amiamo.
 Qual è il vostro brano più progressivo e perché ?
Esordiamo affermando che non esiste un brano di cui possiamo sentirci più o meno orgogliosi: ogni singola nota che si può ascoltare nei nostri dischi è suonata con il cuore oltre che con le dita e con il cervello. Però, è bene essere consapevoli di se stessi e noi ci rendiamo conto di essere un po’ un unicum all’interno del panorama progressive perché spesso deragliamo su binari lontani da quelli del progressive propriamente detto. Se però tra tutti i nostri brani dovessimo scegliere quello che più di tutti riassume la nostra idea di prog, punteremmo il dito su “Adso Da Melk”, opening track del secondo album “Look Out”. Questo perché ci abbiamo messo dentro di tutto: il coro classico dell’apertura, l’arpeggio di chitarra che ben si sposa con il riff iniziale, l’esplosione elettrica nel primo sviluppo, la sezione fusion e jazz-rock centrale che sfocia in un momento di sospensione in cui chitarra e basso fraseggiano tra loro. Lo sviluppo del brano è a cornice, così come accade, per esempio, anche in “The Bridge of Geese”, pertanto il riff introdotto inizialmente su un tappeto di tastiere calmo e placido ritorna a imporsi, possente, nel gran finale sinfonico, che è davvero una goduria suonare dal vivo!
Qual è il vostro prossimo progetto ?
Suonare e registrare. Registrare e suonare.
Questo è e sarà sempre il nostro mantra, almeno finché potremo trarre soddisfazione dalla musica. Il 2018 si apre con il ritorno all’estero (al Parkvilla Theater di Alphen aan den Rijn, Olanda, il 13 aprile) ma sono in programma anche altre date che comunicheremo nei prossimi mesi. Speriamo anche di poter riproporre anche durante quest’anno l’evento che ci ha visti accompagnare un live painting dell’amico pittore Mitsuyasu Hatakeda: è stato uno spettacolo davvero suggestivo.
Inoltre, siamo già in studio per registrare il nostro quarto album. Abbiamo già raccolto parecchie idee e abbiamo già lavorato sulla stesura di alcuni brani. Non possiamo ancora anticipare nulla riguardo alla data di release: speriamo di riuscire a completare tutto entro l’autunno del prossimo anno.

 

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