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lundi 18 novembre 2019

Officina F.lli Seravalle : l'intervista


 Per una volta, l’intervista prima in italiano !

Intervista con Alessandro Seravalle.

Ciao Alessandro, prima di tutto, cosa è successo tra la fine dei Garden Wall e l’inizio di questo nuovo progetto chiamato Officina F.lli Seravalle? Per I nostri lettori, dobbiamo specificare che I Garden Wall sono ancora a otto albums in più di venti anni.
Molte cose sono successe amico mio.  Prima di tutto voglio dirti che i Garden Wall non si sono sciolti, diciamo che ci stiamo prendendo una lunga pausa, siamo in attesa…il nono album, che sarà intitolato “Psicomachie”, è pressocchè pronto quindi un giorno lo finiremo. Ma, di nuovo su cosa è accaduto…in questi anni ho pubblicato un paio di Cd con il nome Genoma (il primo è un doppio album condiviso con un altro progetto intitolato λòγoς, il secondo si chiama “Silenzioso”), si tratta di roba elettronica, alle volte molto noisy, altre volte minimale. Ho inoltre pubblicato due cd con il mio nome…ancora una volta ma questa volta meno eterogenea, più focalizzata sul timbro (ciò che in tedesco è detto “Klangfarben”, la giusta espressione per la cosa), nel primo, intitolato “Morfocreazioni I-V”, ho usato principalmente la chitarra ed è la cosa più noise che io abbia mai fatto, il secondo è intitolato “Spielräume” ed è un concept album elettronico basato sul fatto che in alcune lingue (non in italiano comunque), tedesco e inglese ad esempio, “to play” (o spielen in tedesco) ha tre diversi significati: ha a che fare con la musica (“suonare” uno strumento, to play an instrument), con i giochi (“giocare”, to play a game) e con il teatro (“recitare”, to play a role). Inoltre ho dato il via ad altri progetti: Schwingungen 77 Entertainment (un Cd per l’etichetta d’avanguardia Setola di maiale chiamato “Act I: notes in freedom”) è un “trio di chitarre deliranti” con altri due grandi chitarristi, Andrea Massaria ed Enrico Merlin ispirato dal futurismo italiano; James Frederick Willetts è un quartetto, ancora Andrea Massaria al mio fianco assieme a mio fratello Gianpietro e al filosofo Raoul Kirchmayr. È il disco più politico che io abbia sin qui realizzato (ci sono dei testi in francese amico mio…Raoul ha lavorato all’Università di Parigi per qualche tempo in quanto è un grande esperto delle filosofie di Sartre e Merleau-Ponty). Altri progetti non hanno raggiunto il traguardo discografico e tuttavia sono stati improtanti in questi anni (Agrapha Dogmata, con il violoncellista Mariano Bulligan, il batterista Ermes Ghirardini, la ballerina Laura Della Longa e l’artista visuale Luigina Tusini; SeTe, un progetto col multistrumentista modenese carlo Sebastiano Tedeschi, dateci un ascolto su Bandcamp e Bonsoir Trio, con il bassista Mauro Bon e il chitarrista Tony Longheu devono sicuramente essere citati).

Concentriamoci sul nome di questa nuova band e anche sul titolo di questo album (anche se c’è una nota esplicativa sul libretto di Tajs!). Puoi spiegarci queste scelte?
Innanzitutto perché “Officina”, diamo un’occhiata al dizionario…Officina: in latino classico “bottega, fabbrica, laboratorio”, contrazione di opificina, da opifex, ficis “operaio, lavoratore, costruttore, artefice”. Sembra che il nostro fuoco sia sul fare, sperimentare, agire nel reale…ma naturalmente non c’è un fare di qualche interesse senza una solida riflessione su cosa fai (emerge il mio retroterra filosofico!). Officina è il luogo in cui le mie visione musicali e quelle di mio fratello si uniscono, la mia ricerca timbrica si fonde con i groove contagiosi forniti da mio fratello…la cosa divertente è che, alla fine, non si è in grado di discernere chi fa cosa dal momento che tutto è così intrecciato. È musica per il corpo e per la mente con un sapore fortemente psichedelico. La chiamiamo musica officinalis e proprio come le piante officinali si suppone che porti con sé qualche effetto terapeutico. La musica è ha sempre costituito il modo che ho trovato per curarmi, per lavar via le mie oaure e i miei fantasmi, è una sorta di cura contro gli effetti logoranti della vita di tutti i giorni. Circa il titolo: Taj significa “taglio” in friulano. Il tagliare ha a che vedere, ancora una volta, con il curare (il taglio del chirurgo), con il prendersi cura (la madre che taglio il cibo in pezzettini per il suo bambino), con lo stile (il sarto o il cineasta), con il marcare una linea di divisione, con il dare forma a qualcosa (il taglio delle pietre preziose, ad esempio) o con il cancellare qualcosa. Un sacco di significati! Ma taj, in una maniera più prosaica, nella nostra piccola regione all’estremo nord-est dell’Italia significa anche “bicchiere di vino”, l’idea è balenata a mio fratello mentre stavamo bevendo del vino da qualche parte, poi ho pensato a tutti i significati prima citati.

Perchè questo evidentissimo cambiamento di stile rispetto ai Garden Wall?
Sono profondamente convinto che la musica progressiva dovrebbe…progredire! Rimanere bloccati in una posizione acquisita è qualcosa che, come artista, mi spaventa veramente! Cercare sentieri diversi, rimanere in costante movimento dona vita alla musica altrimenti condannata alla sterilità> Essere “progressive” ai nostri giorni è qualcosa di molto lontano dall’imitare lo stile dei Genesis o di altre bands, secondo me questo è un problema enorme della musica progressiva. Purtroppo un sacco di progsters desiderano semplicemente riascoltare la stessa cosa più e più volte, è rassicurante! Ma l’arte non può essere rassicurante! L’arte deve stimolare, deve far pensare le persone, deve persino pungolare! Gli stessi Garden Wall hanno sempre provato di attraversare diverse strade. Principium, il nostro primo album risalente al 1993, è lontano anni-luce da Assurdo, l’utlimo lavoro del 2011. Si potrebbe pensare che sitratti di due distinti gruppi! Credo che l’elettronica dia la possibilità di sperimentare, in particolare se, come me, si sia interessati al timbro, sicché è stato abbastanza naturale muovermi in quella direzione. Anche il mio approccio alla chitarra è cambiato completamente (credo che avrei grossi problemi a suonare oggi il vecchio materiale dei Garden Wall dal momento che non suono più in quel modo). La maggior parte delle volte voglio che la chitarra non suoni come una chitarra (molti suoni bizzarri su Tajs! sono fatti con la chitarra ma non potresti mai dirlo). Ottengo questa cosa sia con approcci non convenzionali sullo strumento (suonandolo con coltelli, pietre, ventilatori e altri oggetti) e con un uso esteso di pedali (in particolare non quelli tradizionali dei chitarristi…cerco pedali strani le cui risposte siano almeno in parte imprevedibili e reagisco ai suoni che ne escono in tempo reale…è qui percepibile una specie di influenza della cosidetta creative music della scena avant-jazz chicagoana…adoro Anthony Braxton ad esempio tanto da avergli dedicato una composizione sul secondo album di Genoma intitolato “Toni di ottoni”, un gioco di parole se capisci l’italiano). La mia opionione è che la musica progressiva non sia un genere ma un certo tipo di attitudine. Se si rimane immobili nelle proprie posizioni non si può dire di fare musica progressiva…un giorno le mie idee finiranno, e quello sarà il giorno in cui abbandonerò il fare musica.

Come definiresti il tuo stile musicale, con quali riferimenti, che genere di vicinanze?
Definire la musica è sempre piuttosto difficile. Officina F.lli Seravalle è veramente un calderone nel quale le influenze più diverse e tendenzialmente inconscie reagiscono assieme. C’è l’avant-jazz (alcune cose sono improvvisate), il rock progressivo, momenti dark-ambient ma anche la deep-house, la techno l’avanguardia elettronica. La cosa importante è che tutti questi “stili” (ho sicuramente dimenticato qualcosa) passa attraverso la “lente deformante delle nostre menti”, così ciò che è percepibile, il “fenomeno”, la musica che puoi realmente udire non è alcuno degli stili succitati. Mio fratello ha coniato l’espressione “psichedelia 3.0”, ho parlato prima di “musica officinalis”…per cui puoi usare una di queste due formule e tuttavia esse dicono tutte e niente. Prima di rispondere alla tua prossima domanda voglio citare un msucista che sia io che mio fratello amiamo e che è in apparenza agli antipodi di quello che facciamo ma, in realtà, è una grossa influenza: il sognor Phil Collins!

La musica dei fratelli Seravalle è più avanguardia o esplorazione musicale?
Immagino entrambe. Avanguardia è termine che esce da un contesto militare. Sicché sì, combattiamo una sorta di guerra contro quella che chiamo “Mcdonaldizzazione della musica”. I movimenti dell’avanguardia storica sono stati spesso coinvolti nella politica (si pensi al grande musicista veneziano Luigi Nono e alla sue battaglie politiche), nel nuovo disco ci sono alcuni riferimenti espliciti (il discorso di Bettino Craxi al Parlamento italiano o il monologo tratto da 1984 di George Orwell). Da questo punto di vista la mia posizione è prossima a quella del filosofo francese Michel Foucault. La sua critica della società moderna è tutt’ora così attuale nonostante egli sia morto nel 1984 (una coincidenza?). La sua idea di una microfisica del potere è una specie di faro nelle mie posizioni politiche (su un piano maggiormente “cosmologico” le mie convinzioni più profonde pagano un debito al magnifico Emil Cioran la cui filosofia è sempre in prima linea, anche in Tajs!). ma anche l’espressione “esplorazione musicale” che hai usato è in linea con le cose che facciamo. Esplorare ha realmente a che fare con l’aprire nuove vie, andare da qualche parte fuori per poi “rimpatriare” (di nuovo un termine preso da un filosofo francese, Jacques Derrida questa volta) e dare forma ha ciò che hai trovato là fuori.

Avete piazzato “Danzatori di nebbia” in prima posizione, è stato un fatto voluto? Perché è forse la traccia più anticonformista dell’album.
La tracklist è stata scelta da mio fratello (ho sempre avuto fastidi nel decidere le tracklist), Ritengo che alla fine si sia rivelata una buona scelta. Si tratta dell’unica composizione cantata (il cantante è il fantastico Claudio Milano che è anche l’autore del testo) e attacca al giusto modo con questa nota molto profonda del sintetizzatore and l’organo che si innalza fino alle regioni più alte del suo registro (in effetti il suono organistico è stato ottenuto con la chitarra, si parlava in precedenza del mio approccio allo strumento teso a farlo suonare “non come una chitarra”).

Le parti parlate sono state scelte per ragioni estetiche o hanno un senso preciso?
Tutte giocano un ruolo molto importante. Nel caso di “Vuoto politico” le parole di Bettino Craxi (al tempo uno degli uomini più potent della politica italiana, fu Primo Ministro e capo del partito socialista) sono notevolmente impressionanti dal momento che il suo j’accuse viene direttamente dalla stanza dei bottoni del potere politico italiano. Egli racconta di come la corruzione fosse (e lo è tuttora) al cuore del “sistema Italia”, fu costretto a fuggire in Tunisia per evitare il carcere ma rivelò di non essere l’unico colpevole, tutto il sistema politico italiano era colpito. L’azione della Magistratura fu sicuramente buona nelle intenzioni ma creò spazio per la pericolosa, scoraggiante e detestabile deriva verso una nuova forma di fascismo che purtroppo viviamo attualmente nel nostro paese. Il monologo incluso in “Distopia” è tratto dal capolavoro di George Orwell “1984”. Quando Orwell scrisse il suo romanzo distopico il suo obbiettivo era il sentiero dittatoriale che il comunismo aveva intrapreso; io e mio fratello siamo ben sicuri che le sue parole potrebbero facilmente essere applicate (e immagino che Orwell sarebbe d’accordo) alla terribile “dittatura del pensiero unico” che è il turbocapitalismo neoliberista. Si dice che viviamo nel mondo della “fine delle ideologie”, ma non è assolutamente così! Mai nella sua storia l’umanità è stata guidata da un’unica, pervasiva e schiavizzante ideologia come questa! “Bewusstsein als Verhängnis” (che significa “la coscienza come fatalità”, è il titolo di un libro di Alfred Seidel) è contraddistinto da una serie di frasi di Emil Cioran come “meglio essere un animale che un uomo, un insetto che un animale, una pianta che un insetto, e così via. La salvezza? Tutto ciò che assotiglia il regno della coscienza e ne compromette la supremazia” oppure “la coscienza è l’incubo della natura” o ancora (e questa è piuttosto decisiva) “la coscienza è molto più della spina, è il pugnale nella carne. Cioran è il pensatore definitivo per me, la sua visone del mondo è la mia! Ha cambiato la mia vita, mi ha in qualche modo detto “non sei solo”, come Guido Ceronetti (l’altro faro per me) ebbe modo di affermare “leggerlo è avvertire la presenza di una mano tesa, afferrare una corda gettata senza timidezza, avere alla propria portata una medicina non sospetta”.

“NYC subway late at night” è un pezzo più convenzionale, più orientato al free jazz. Ti sorprendi se ti dico che è quello che preferisco?
Questa composizione è di mio fratello Gianpietro, ha scritto la cosa di ritorno da un viaggio a New York. Rimase affascinato dai sassofonisti che suonavano a notte fonda nelle stazione della metropolitana vuote, quindi ha cercato di ricreare le sensazioni provate mentre si muoveva attraverso New York usando la metropolitana a tarda notte> L’assolo di sassofono contralto è suonato da Clarissa Durizzotto (davvero fantastica e sono certo che lavoreremo ancora assieme in futuro). Devo confessarti che non suono una singola nota in quella composizione, mio fratello mi chiese di aggiungere delle chitarre ma sentivo che la cosa suonava alla grande così com’era e dunque ho deciso di non suonarci. Un buon musicista è in grado di comprendere se un suo intervento possa portare la canzone a un livello superiore oppure no. Inutile suonare su “NYC subway late at night”. Era semplicemente perfetta!

Il fatto di lavorare in un contesto famigliare (Alessandro e Gianpietro sono fratelli) è un vantaggio o può anche creare tensioni?
Immagino sia un vantaggio ma, ovviemente, dipende dalla relazione che hai costruito con un parente nel passato. In effetti non ho mai avuto problemi particolari con mio fratello…ci incontriamo piuttosto spesso e la nostra relazione è basata sulla stima reciproca. So che fantastico musicista lui sia, il suo modo di costruire i grooves è semplicemente grandioso e. soprattutto, come me, è interessato a sviluppare idee originali. D’altra parte sento la sua srtima per me. Questo ci dà l’opportunità di fare musica in completa libertà. Ognuno aggiunge le sue idee, lavoro sulle composizioni sapendo che il suo lavoro sarà apprezzato e non c’è praticamente censura. Naturalmente discutiamo delle diverse soluzioni e delle differenti strade che possiamo intraprendere ma davvero in un’atmosfera molto serena. SEgliamo persino I quadri di mio padre per le copertine assieme. Quindi…lunga vita all’Officina!

Officina F.lli Seravalle è una band destinata ad esibirsi su un palco?
Questo è probabilmente il punto su cui discutiamo maggiormente. Non vogliamo esibirci nel classico modo “frontale”…sai, gente sul palco che suona strumenti e il pubblico di fronte a loro ad ascoltare. La nostra idea è cercare di mettere in piedi una specie di Gesamtkunstwerk (“opera d’arte totale”) come Richard Wagner chiamava un tentativo siffatto. Ci piacerebbe che la nostra musica fosse inserita in un contesto più ampio che includa danza (collaboro con una fantastica ballerina e coreografa nel succitato progetto Agrapha Dogmata), azione teatrale (magari con proiezioni sui corpi degli attori), visuals, perché no? persino profumi e così via…non vogliamo stare sul palco, preferiremmo essere tra il pubblico guardando e ascoltando l’azione globale (il termine “spettacolo” è in qualche modo contagiato da ciò che Guy Debord, di nuovo influenze da pensatori francesi, etichettava appunto come “la società dello spettacolo”…questa citazione è illuminante: «Lo spettacolo è il capitale arrivato a un grado tale di axccumulazione da diventare immagine. LO spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra le persone, mediato dalle immagini»). Quando ero giovane volevo affermare me stesso, essere conosciuto, condurre una vita da “rockstar”. Adesso il concetto di “rockstar” è quanto odio di più, volgio essere lasciato in pace e lasciare che sia la mia musica a parlare….credo sia lo stesso per mio fratello. Immagino che la “musica d’avanguardia” (qualunque cosa questa espressione significhi) sia in qualche modo correlata alla “resistenza” al capitalismo neoliberista e ai suoi effetti sulle abnormi diseguaglianze che porta con sé (secondo studi recenti 26 persone (!!!) possiedono la ricchezza di 3,5 miliardi delle persone più povere della Terra!).

Quali sono i tuoi prossimi piani artistici?
Al momento Officina F.lli Seravalle è il mio progetto principale, quindi io e mio fratello lavoreremo sul terzo cd…abbiamo alcune idee su cui lavorare ma non c’è assolutamente fretta. Non abbiamo obblighi contrattuali (voglio esprimere il mio pieno apprezzamento per Lizard records e per il suo capo Loris Furlan…la nostra relazione è basata sull’amicizia, abitiamo a circa 100 chilometri di distanza e cerchiamo di incontrarci ogni volta che possiamo…in particolare davanti a qualcosa di buono da mangiare e da bere!) per cui possiamo prenderci il nostro tempo! Di recente ha dato il via a un progetto con Gianni Venturi, un magnifico performer di Bologna, chiamato Qohelet. Il nome del progetto è tratto dallo straordinario libro incluso nella Bibbia la cui citazione più celebre è «nihil sub sole novi», “niente di nuovo sotto il sole”. Alcuni considerano Cioran come “il nuovo Qohelet”, ed ecco perché sia io che Gianni amiamo quel libro così tanto! Cioran stesso disse che nel Qohelet c’è già tutto. Sono sempre aperto a colaborazioni stimolanti quindi, chissà…forse inizierò qualche altra cosa. Vorrei fare qualcosa con il grande poeta Nicola Vacca, ne abbiamo parlato, quindi vediamo cosa nasce…ovviamente un altro obiettivo  è completare il nono album dei Garden Wall, spero di riuscirci.


http://www.lizardrecords.it/officina-f-lli-seravalle-tajs/






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