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mercredi 17 août 2022

Jerry Cutillo (O.A.K.) : intervista (IT)

Per una volta, comincio con l'intervista in italiano. Domani sarà quella in francese. Attenzione, è un'intervista "verità" lunga e appassionante perché Jerry conosco il suo soggetto ma anche è molto franco su diversi argomenti legati al rock progressivo.

LdN : Hello Jerry
Prima di tutto, grazie per la costante qualità della tua produzione musicale. A partire dal 2015, tutti i tuoi album usciti con il nome O.A.K., sono stati highlights.

Jerry : Ti ringrazio Louis e devo ammettere che nonostante io abbia formato gli O.A.K. nel 1993 (a proposito, sei ufficialmente invitato a quello che sarà l’evento celebrativo per i 30 anni delle Oscillazioni Alchemico Kreative), è soltanto negli ultimi dieci anni che ho trovato la mia ragion d’essere nel panorama prog internazionale.

Volevo sapere, «The Lucid Dreaming... » è il primo capitolo di una nuova trilogia?

Spero di no (ride). Nei sei anni a partire dal 2014 sino al 2020, ho impiegato tutte le mie forze nel progetto relativo alla trilogia a cui ti riferisci. E nonostante sia successo di tutto, intendo dire false partenze, imprevisti, equivoci, incomprensioni, cambi di programma, cambi di formazione, astuzie, inganni, tracolli economici e problemi tecnici, sono riuscito a portare a casa il risultato. Avevo il 90% di probabilità di non realizzarne neanche uno dei capitoli della trilogia. Ma, evidentemente, i personaggi narrati nei solchi dei tre album spingevano per riemergere dagli abissi del tempo con la precisa volontà di tornare a gridare le loro idee rivendicando le ingiustizie di cui sono stati vittime nella loro vita. Tornando alla tua domanda, piuttosto che il primo capitolo di una nuova trilogia, preferisco pensare che “Lucid dreaming…” sia il quarto capitolo di una quadrilogia.

Perché sei così affascinato da Nikola Tesla?

Nikola Tesla è entrato a far parte della mia grande famiglia di geni sfighati (perdant) nei quali mi riconosco; non certamente nella loro genialità… piuttosto, nella loro sfortuna (ride).

In Tesla ho trovato più di un’analogia con altri personaggi da me precedentemente “investigati.” Una sorta di reincarnazione della stessa materia spirituale. A questo aspetto aggiungerei anche l’epilogo che accomuna i personaggi da me trattati; vale a dire la loro triste fine. E non trovo alcuna differenza tra una morte sul rogo, un annichilimento totale causato da tortura o un isolamento provocato da una deliberata e premeditata indifferenza. Tesla è stato un inventore rivoluzionario, indubbiamente uno tra i più importanti della storia della civiltà ma, curiosamente, anche il meno presente nei libri di Storia.

3)Cosa ne pensi del marchio Tesla oggi e del suo capo Elon Musk?

Elon Musk è un personaggio controverso.  Quando ingenti risorse economiche finiscono per essere capitalizzate da un pugno di magnati con un potere di acquisto illimitato, il pericolo per il resto del pianeta è evidente. A Musk gli attribuisco uno stile cognitivo   trasversale rispetto ai canoni e mi incuriosiscono le sue visioni futuriste (Neuralink, Space X) e le sue idee sull’ambiente (la produzione di automobili elettriche, appunto le Tesla).Ma nonostante Musk sia uno tra i maggiori protagonisti di questo secolo, non riesco a decifrarne la vera natura e le reali intenzioni. Temo piuttosto che si tratti di un megalomane in perenne contraddizione, pronto a giocare con tutti noi e con il mondo che ci appartiene. Ma non preoccuparti Louis, il mio prossimo album non sarà dedicato a lui (ride). 

Quanto ci hai messo a realizzare questo album?

Una volta terminato l’album “Nine witches under a walnut tree,” nel 2020, ho ripreso a scrivere il mio Rockbook “Come una volpe tesa a rubare nel cortile delle voci.” Dopo circa sei mesi la mia concentrazione ha però deviato verso qualcos’altro. Dopo un primo contatto con Nikola Tesla ho riacceso i motori del Time Generator e ho effettuato i consueti rituali di buon auspicio (ride). Ogni volta che inizio un nuovo lavoro faccio la stessa solenne promessa; quella di realizzare il mio progetto artistico con onestà intellettuale e spirito di abnegazione nel pieno assolvimento del mio dovere d’artista.Per realizzare “Lucid dreaming…?”Ci sono voluti circa 18 mesi di ininterrotto lavoro.

Jonathan Noyce (basso) e David Jackson ormai non li presentiamo più perché sono parte integrante della tua squadra. Com'è nata invece la scelta di Alex Elena alla batteria che ha suonato tra l'altro con Bruce Dickinson?

Hai ragione. Con Jonathan e David c’è ormai un’affinità e un’intesa che fanno di loro i miei compagni di viaggio privilegiati. Potrei scrivere dozzine di aneddoti che li hanno visti protagonisti nelle mie recording sessions e uscite live a partire dal 2011. Stiamo ovviamente parlando di due top session men al servizio della musica ma a me piace pensare che quando coinvolti in un mio progetto, loro due abbiano la sensazione di ripetere un viaggio guidati dallo stesso menestrello apolide/story player con nel cuore tante formule musicali.

Per quanto riguarda Alex Elena, devo invece essere grato al giornalista/dj Max Prog Polis che nel dicembre scorso mi invitò a seguirlo nello studio di Alex per un intervista. Fare la conoscenza di un batterista/musicista/produttore/fotografo di livello internazionale come lui in una città arida di iniziative artistiche (se si escludono quelle già predefinite dalle cosche) come Roma, è stata una vera sorpresa. Alex sarebbe rimasto “parcheggiato” nella Capitale per un breve periodo per fare poi ritorno a Los Angeles, dove vive e lavora. Un gran colpo di fortuna trovarmelo quindi a pochi chilometri di distanza. A differenza di quanto accaduto con David e Jonathan per i quali ero stato costretto a spostarmi in UK oppure a intraprendere una fitta corrispondenza via mail, potei trasferire tutto il lavoro da me precedentemente fatto sul suo computer. Insieme trascorremmo il periodo festivo del Natale 2021 tra strumenti vintage, compressori, riverberi, echi analogici, plugins e pelli di tamburo. Si, e furono proprio quest’ultime a rivelarsi il vero punto d’incontro della nostra collaborazione. Dopo un primo approccio in regia di produzione, Alex orientò infatti il suo talento nella registrazione delle parti ritmiche. I tempi dispari, gli accenti e le dinamiche presenti nelle composizioni che avevo scritto richiedevano una grande sensibilità ma Alex è riuscito a stupirmi creando un possente scheletro ritmico sui quattro brani in cui è stato coinvolto. Quella con lui è stata una esperienza breve ma intensa che spero si ripeta in futuro. Tra musicisti esperti si capisce subito quando il contributo di un membro ha dato tutto quello che poteva dare e continuare metterebbe a repentaglio l’identità del lavoro. Proseguii quindi il lavoro nel mio home studio portandolo a termine con l’aiuto al missaggio e alla masterizzazione da parte di Alex Cavallo e Andrea Cutillo.  

Hai scelto, ancora una volta, diverse cantanti (in realtà 3) tra cui Dorie, la figlia di David Jackson. Sono tutte eccellenti. Quali sono esattamente i tuoi criteri di scelta?

Se ho la sensazione che un artista possa fare la differenza e scatenare una cascata di stimoli creativi per arricchire un progetto, non indugio a perseguirne il contatto. Altre volte, invece, accetto volentieri “suggerimenti.” Anche in questo nuovo lavoro sono stato particolarmente fortunato. Le tre vocalist hanno tutte contribuito a provocare brividi di piacere a me e agli ascoltatori. Due di loro mi sono state “consigliate” mentre la restante è stata invece una mia intuizione che mi ha fatto crollare in lacrime di estasi emotiva quando ho inserito il suo file vocale nel progetto. Ma non chiedermi chi delle tre essa sia (ride).

Nella set list, il secondo brano si chiama «Oscillation  Alkemy  Kreativity». Questo significa che hai approfittato di questo album per inserire il nome del tuo gruppo O.A.K. (Oscillazioni  Alchemico  Kreative) o è stato dall'inizio della formazione, cioè dal 1993, che avevi previsto tutto questo?

Il bassista del primo line up, Giovanni Quarta, una sera entrò in sala prove e disse: “Ho trovato il nome per la band.” Io e gli altri due della formazione ci guardammo incuriositi e chiedemmo:
“E quale sarebbe?”
“OAK.”
Ci guardammo di nuovo e aggiungemmo:
“E che significa?”
“Significa QUERCIA” rispose lui.
Quel nome ci piacque, e per un amante degli alberi come me sembrava di buon auspicio.
Quando poi mi trasferii per un periodo in Inghilterra, guardandomi intorno notai un tripudio di OAK: Royal Oak, Golden Oak, Oak farm hotel, Oak lodge, Indian Oak etc…solo per citarne alcuni (ride). Al mio ritorno a Roma rivolsi i miei dubbi agli altri componenti (che nel frattempo erano cambiati tre volte) decidendo insieme che OAK sarebbe diventato l’acronimo: Oscillazioni Alchemico Kompresse. Ma l’avventura non potè dirsi conclusa. In occasione di una serie di nostri concerti con ospite il guru della psichedelia Italiana Claudio Rocchi, lui osservò come l’aggettivo “Kompresse” lo limitasse da un punto di vista “astrale”. E come non dare ascolto ad un filosofo della hippy generation? Trascorsi notti insonni in cerca di un’idea per completare la terza parte dell’acronimo, poi finalmente si presentó alla mente “Oscillazioni Alchemico Kreative” (con la “K” tanto per rafforzarne l’idea). Con gli anni questa scelta si è rivelata sicuramente migliore delle precedenti, anche se le tre parole sono impronunziabili per un non madre lingua italiano. Nella semplificazione del linguaggio del Web poi, OAK rimane un termine super inflazionato. Giunti nel 2022, con l’alum “Lucid Dreaming…” vi è stata la mia chiara intenzione di sciogliere l’equivoco titolando la suite Oscillation Alkemy Kreativity o, se preferisci, Oscillations Alchimiques Krèatives.

Tornando al secondo titolo, «Oscillation  Alkemy  Kreativity» è, fino ad oggi, il brano dalla durata più lunga scritto da te (13 minuti 30). Questo sequel in cinque parti fa appello ad altri in futuro?

Sto ricevendo numerosi apprezzamenti per questa suite. Si tratta in effetti di un concept nel concept. Un pò come giocare alle scatole cinesi creando più dimensioni all’interno di uno stesso disco. Riguardo invece ad eventuali altre composizioni future, devo ammettere di essere attratto sia da uno stile ricco di eventi sonori con più frammenti che si susseguono all’interno di uno stesso brano, sia da una modalità più sintetica che presuppone un messaggio più conciso e di impatto. La canzone che rappresenta l’estrema sintesi compositiva è, secondo il mio punto di vista, “God only knows” dei Beach Boys. Ascoltandone la progressione armonica e la sua conclusione, è indubbio come il brano si riveli esaustivo pur nella sua apparente semplicità tanto da potersi definire una suite compressa. Un ossimoro, ma non è forse più difficile esprimere qualcosa con poche note piuttosto che con due facciate d’LP collegate insieme?

A livello di stile sento una netta evoluzione con molti meno riferimenti a gruppi conosciuti (Jethro Tull per esempio) e una volontà di proporre una musica più sinfonica e con più enfasi (più l'album avanza, più è evidente).

Per quanto concerne lo stile di questo ultimo album posso sintetizzarne il percorso analizzando i sapori psichedelico acustici di “Viandanze”, gli incubi gotici di “Giordano Bruno” e le narrazioni prog/folk di “Nine Witches… “. Per concludere questo ciclo, accanto all’elemento sinfonico ho voluto dare un colore elettrico alla mia musica e quindi, a chi ispirarmi se non al mago della corrente alternata? Divagando sul tema della domanda, devo confessarti che ogni volta che sento nominare i Jethro Tull mi intristisco. Ian Anderson si è rivelato una grande delusione e continua a incrinare una lunga e brillante carriera con concerti patetici. Anche altre band di rock classico sembrano essere alle prese con crisi creative, cambi di organico radicali, cause legali e tiri mancini e tutto questo finisce per rendermi orfano di un sogno. Un sogno di cui starei provando a conservare i semi, sapendo bene che quanto avvenuto 50 anni fa non potrà mai più ripetersi. È  forse nostalgia? Non saprei, so soltanto che quando sono alla guida del mio Time Generator e navigo attraverso i secoli, sono sempre attratto anche da nuove rotte senza paura di perdermi oltre l’orizzonte degli eventi. Non è infatti da escludere che in un prossimo disco io possa tornare a  cavalcare onde più avanguardiste, lontane dai panorami Prog che conosciamo.Vorrei ora aggiungere qualcosa riguardo  all’aspetto sinfonico a cui ti riferivi nella domanda. Ebbene, la familiarità con parti orchestrali più o meno complesse potrebbe essermi congeniale in virtù della mia indole romantica. Nel mio background ha trovato posto il lavoro di Tony Banks (il maggior compositore del XX secolo), del maestro Ennio Morricone e di altri compositori provenienti dalla scuola classica del novecento. Contaminare però le radici mitteleuropee con i più disparati stili musicali, come per esempio le tradizioni russo asiatiche, è sempre stata una mia fissazione. Non dimenticare Louis, che in occasione della Prog Exhibition italiana del 2011, mi presentai ad un pubblico di die-hard-Progheads, vestito da siberiano con a tracolla una balalaika elettrificata (ride).

Alla fine, sono sorpreso: L’album è piuttosto breve in termini di tempo: 42 minuti.

La soglia dell’attenzione si è abbassata notevolmente e i rituali d’ascolto che si celebravano negli anni ’70 non hanno più storia. Questo sia tra le fila dei Millenium che nelle nostre sfere. Gli orologi atomici hanno registrato una variazione della rotazione terrestre e ciò significa che la terra gira più velocemente rispetto ad anni fa. Mi domando allora: E’ forse questa la causa per cui noi umani abbiamo raddoppiato il nostro ritmo di vita o è soltanto una questione legata al  progresso tecnologico? Con quanta concentrazione e con quale stato di rilassamento ci abbandoniamo oggi ai suoni? Aspiriamo ad essere tutti dei protagonisti, gridiamo per attirare l’attenzione, compiamo azioni sempre più rapidamente per arrivare primi. Ma allora, quale sarà il bacino di utenza se la capacita di ascolto è diminuita proporzionalmente all’incremento della morbosa esigenza di essere sempre e comunque ascoltati? Scusami, dopo questa premessa tornerei sulla durata dell’album. E’ evidente come una suite dalle caratteristiche come quelle della seconda traccia avrebbe potuto avere un’estensione maggiore. Ripetendo le parti principali e dilatando maggiormente i soundscapes si sarebbero potute riempire entrambe le facciate. Ma c’è un aspetto di questo album che rivela la sua indiscutibile appartenenza al XXI secolo: L’avvicendamento convulso di parte dei suoi eventi musicali. Con rapidità e senza interruzioni o rallentamenti, questi episodi temo che lascino l’ascoltatore disorientato ai primi ascolti. Ma dopo averne metabolizzato i contenuti, se ne possono cogliere gli aspetti inediti e coinvolgenti, almeno spero (ride).

Prevedi di eseguire questa opera rock dal vivo?

Con l’aumentare della mia produzione discografica, l’asticella delle condizioni relative alla messa su strada di eventuali spettacoli si sta alzando sensibilmente. Ma non mi riferisco all’aspetto economico quanto all’allestimento del palcoscenico per presentare gli ultimi album decorosamente. Chi risponderà al richiamo? Noi siamo pronti e per fortuna c’è del sano interesse oltralpe e oltreoceano.

Cosa ne pensi del movimento prog oggi? Pensi di farne parte?

Ci sono delle interessanti realtà sparse in tutto il mondo e grazie ad internet si può entrare in contatto e c

reare nuove reti di collaborazione professionale. Quello che apprezzo in un musicista è l’originalità, l’etica professionale e la sua determinazione nel conseguire un obiettivo dopo che lo si è annunciato. È così che si ottiene credibilità. Per il resto, ho visto tanti, troppi progetti di gruppi nostrani, resi noti anticipatamente, che sono svaniti nel nulla. Al contrario, artisti che sono fuoriusciti dal magma e hanno infilato una serie di risultati utili, sono finiti con l’attirare meschine ostilità. Personalmente ho una lunga lista di musicisti, miei connazionali e non, che stimo profondamente e con i quali ho un ottimo rapporto d’amicizia. Pongo sempre in prima linea il lato umano ma il cattivo esempio proviene non dai musicisti ma dagli addetti ai lavori. E’ triste dover constatare il fatto di doversi muovere dai confini regionali per trovare maggiore visibilità e considerazione. Sono da sempre un artista fuori da logiche settarie e il mio imperativo categorico è quello di preservare l’ integrità artistica. 

Può forse questo rappresentare un handicap? Non penso tuttavia di perdermi chissà quale straordinaria occasione. In Italia, e in particolare in specifiche realtà locali, si procede al rallentatore, in maniera univoca e clientelare. E questi aspetti non riguardano soltanto le poche dozzine di proposte mainstream le quali, in virtù dei miei trascorsi discografici conosco bene, ma anche realtà più esclusive come il prog. Anche quest’ultima è figlia di una rete di connivenze e ben lontana dal partorire personaggi con gli “attributi” come Tony Stratton Smith, fondatore della Charisma label, tanto per citarne uno. Riassumendo e concludendo, la fotografia della situazione, salvo rare eccezioni, è quella di una realtà affollata da dilettanti o da ipocriti pavidi ma boriosi che si credono furbi promoter ed attuano ai danni dei musicisti dei veri e propri ladrocini mascherati da business strategies. Sono loro che al grido di “conflitto di interessi non ti temo” lucrano sugli sforzi di chi fa musica, attribuendosi risultati che non gli appartengono. Ma per fortuna c’è il resto del mondo !

Fai sempre musica con caratteristiche più commerciali accanto al tuo progetto O.A.K. (per la televisione per esempio), oppure oggi O.A.K. è il tuo progetto esclusivo?

Diritti d’autore e royalties maturate in passato mi aiutano a programmare obiettivi sia discografici che di spettacolo. È curioso come un successo commerciale come quello da me sperimentato alla fine degli anni ’80 possa rivelarsi utile alla mia scelta di suonare oggi soltanto ciò che voglio. Ultimamente gli impegni O.A.K. sono aumentati in maniera esponenziale e ciò nonostante il rallentamento delle attività live. Sono attualmente concentrato su nuove alchimie di espressione artistica e le attuali formule di comunicazione allargano notevolmente il raggio d’azione. E come la mia vita artistica è stata stravolta positivamente dall’avvento di internet, dei social e del software LogicX, così il miracolo potrebbe ripetersi con ulteriori scoperte tecnologiche che permetterebbero ai creativi di realizzare grandi opere in piena autonomia e con pochi risparmi. 

Qual è il tuo desiderio più grande per gli anni a venire?

Contribuire a compiere una transizione ecologica che possa salvare noi e il pianeta ponendo le basi per secoli di prosperità.

E ricorda Louis: UNA canzone non può cambiare il mondo; ma DUE forse, si !

Merci mon ami et félicitations pour ton nouveau livre sur Patrick Djivas (in francese !).


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