Chi
siete ?
Non eravamo a scuola
insieme o amici d’infanzia, come avviene di solito nelle band ; ci siamo
conosciuti grazie a un sito di annunci ed abbiamo cominciato subito a lavorare
a Music for Empty Places. Siamo
4 persone comuni, musicisti, accomunati, oltre che dai gusti musicali, da un
carattere decisamente mite. Siamo nati in 4 decadi diverse: Fabio Vrenna negli
anni 60, Fulvio Solari negli anni 70, Daniele Riotti negli anni 80 e Antonio Lo
Piparo negli anni 90 !
Fate rock progressivo ?
Thom Yorke ha
detto: « non so cosa sia il rock progressive. Quando Peter Gabriel si metteva un fiore
intorno alla testa e suonava la grancassa col piede, quello era
prog ? ». I brani che compongono Music for Empty Places sono
strumentali, hanno strutture diverse da quelle della canzone tradizionale e ci
sono mellotron o arpeggi, ma questo non basta per definirlo un disco prog. Nel
prog c’era l’intenzione di fondere la musica classica con il rock, c’era il
virtuosismo, c’erano visioni epiche e fiabesche…
Di quale brano o di quale album siete più orgogliosi e
perché ?
67 Ruins è un brano molto equilibrato. Le dinamiche
variano continuamente e portano gradualmente a un finale abbastanza energico.
Ci sono brani, come Gregorius, che suoniamo sapendo che possano risultare un
po’ ostici al primo ascolto e che richiedono una maggiore attenzione
nell’esecuzione. Quando suoniamo 67 Ruins, siamo tranquilli e il risultato
finale è più soddisfacente. Anche il finale di Past is Over ci trasmette questa
leggera esaltazione.
Se doveste invitare un musicista a suonare con voi, chi
sceglereste ?
Richard Barbieri senza dubbio! Le tastiere hanno un ruolo essenziale nei
nostri brani e, non avendo ancora un tastierista, abbiamo faticato molto per
registrare questo album dovendoci far aiutare per le parti di piano, da
musicisti esterni. I lavori di Barbieri con i Japan, con Mick Karn o con i
Porcupine Tree, sono semplicemente perfetti.
Qual è il vostro prossimo progetto
Stiamo lavorando ad alcuni
brani nuovi. Sono un
po’ più complessi rispetto a quelli che compongono Music for Empty Places ma
forse più emozionanti. Speriamo possano costituire il nostro “secondo capitolo”
e magari di poterli registrare in maniera più omogenea. Music for Empty Places
è stato registrato in parte in studio e in parte nel mio garage con tempi
lunghissimi e un sacco di difficoltà tecniche dato che nessuno di noi è un
tecnico del suono.
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