dimanche 29 septembre 2019

Giant The Vine : l'intervista in italiano !


Chi siete ?
Non eravamo a scuola insieme o amici d’infanzia, come avviene di solito nelle band ; ci siamo conosciuti grazie a un sito di annunci ed abbiamo cominciato subito a lavorare a Music for Empty Places. Siamo 4 persone comuni, musicisti, accomunati, oltre che dai gusti musicali, da un carattere decisamente mite. Siamo nati in 4 decadi diverse: Fabio Vrenna negli anni 60, Fulvio Solari negli anni 70, Daniele Riotti negli anni 80 e Antonio Lo Piparo negli anni 90 !

Fate rock progressivo ?
Thom Yorke ha detto: « non so cosa sia il rock progressive. Quando Peter Gabriel si metteva un fiore intorno alla testa e suonava la grancassa col piede, quello era prog ? ». I brani che compongono Music for Empty Places sono strumentali, hanno strutture diverse da quelle della canzone tradizionale e ci sono mellotron o arpeggi, ma questo non basta per definirlo un disco prog. Nel prog c’era l’intenzione di fondere la musica classica con il rock, c’era il virtuosismo, c’erano visioni epiche e fiabesche…

Di quale brano o di quale album siete più orgogliosi e perché ?
67 Ruins è un brano molto equilibrato. Le dinamiche variano continuamente e portano gradualmente a un finale abbastanza energico. Ci sono brani, come Gregorius, che suoniamo sapendo che possano risultare un po’ ostici al primo ascolto e che richiedono una maggiore attenzione nell’esecuzione. Quando suoniamo 67 Ruins, siamo tranquilli e il risultato finale è più soddisfacente. Anche il finale di Past is Over ci trasmette questa leggera esaltazione.

Se doveste invitare un musicista a suonare con voi, chi sceglereste ?
Richard Barbieri senza dubbio! Le tastiere hanno un ruolo essenziale nei nostri brani e, non avendo ancora un tastierista, abbiamo faticato molto per registrare questo album dovendoci far aiutare per le parti di piano, da musicisti esterni. I lavori di Barbieri con i Japan, con Mick Karn o con i Porcupine Tree, sono semplicemente perfetti.

Qual è il vostro prossimo progetto 
Stiamo lavorando ad alcuni brani nuovi. Sono un po’ più complessi rispetto a quelli che compongono Music for Empty Places ma forse più emozionanti. Speriamo possano costituire il nostro “secondo capitolo” e magari di poterli registrare in maniera più omogenea. Music for Empty Places è stato registrato in parte in studio e in parte nel mio garage con tempi lunghissimi e un sacco di difficoltà tecniche dato che nessuno di noi è un tecnico del suono.

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