samedi 25 septembre 2021

Arthuan Rebis : Sacred Woods (recensione in italiano)

 
Arthuan Rebis è lo pseudonimo di Alessandro Arturo Cucurnia. Polistrumentista, suona diversi tipi di arpa, ma anche chitarra classica, bouzouki, cornamusa, flauto, tastiere, percussioni e tutta una serie di strumenti esotici. È un compositore, ingegnere del suono, concertista internazionale e naturalmente un musicista freelance che crea le sue opere. Fa parte di progetti come IN VINO VERITAS, Antiqua Lunae e The Magic Door, ogni volta con la stessa propensione ad offrire uno spettro musicale molto aperto. L'universo musicale di Arthuan Rebis è composto da una moltitudine di influenze provenienti dall'Oriente come dall'Occidente: musica medievale, tradizionale, barocca, pagana, folk, new age, celtica. Le scale utilizzate provengono dall'India, dalla Mongolia, dalla Cina, dalla regione mediterranea e dal folklore nordico e celtico. Questo melting pot musicale sembra improbabile eppure funziona per la semplice ragione che Arthuan Rebis padroneggia la sua arte al livello di Alan Stivell. Se cito Stivell è perché questi due musicisti hanno un approccio artistico molto vicino e hanno in comune questa apertura mentale unica verso le diverse culture musicali del mondo con questa volontà di proporre un'assimilazione fedele, mai distorta o snaturata. Ecco perché non parlo di World Music! È essenziale sottolineare che tra i grandi strumentisti presenti al fianco di Arthuan Rebis, troviamo Vincenzo Zitello, l'arpista italiano di fama mondiale che ha imparato direttamente da Alan Stivell. Vincenzo Zitello accompagna Arthuan Rebis in tutti i suoi progetti. E conoscendo il rigore di Zitello questo è davvero un riconoscimento tra due grandi musicisti che suonano nella stessa corte.
Sembra essere un luogo comune dire che ascoltare Sacred Woods è un cambio di scenario. Tuttavia, questo è davvero il caso e, soprattutto, è uno dei punti di forza di questo album che sposta costantemente i paradigmi e fa viaggiare l'ascoltatore da un universo all'altro senza mai sentire una pausa. Al contrario, sembra esserci un filo invisibile che collega le nove tracce. L'impercettibile è un elemento essenziale del tutto.
Arthuan Rebis è molto più di un artista proteiforme, è uno di quei rari musicisti alchimisti, creatori di opere uniche e preziose che costituiscono anelli indispensabili nel genoma musicale universale. Sacred Woods è ovviamente un'illustrazione perfetta di questo.
 
I musicisti: Arthuan Rebis (voce, arpa celtica, chitarre, basso, esraj, bawu, gaita, flauti irlandesi, percussioni, synth), Nicola Caleo bodhràn, percussioni, piatti), Ysmail Emanuele Milletti (basso fretless), Vincenzo Zitello (arpa bardica, fujara, santoor), Giada Colagrande (voce), Mia Guldhammer (voce), Gabriele Gasparotti (synths), Glen Velez (bodhràn), Federico Sanesi (tablas), Paolo Tofani (narratore)
 
La tracklist :
Albero sacro
Driade
Kernunnos
Runar
Elbereth
come foglie sospese
Fairy Dance
Danzatrice del cielo
Diana
 
Come complemento a Sacred Woods, non sarebbe di troppo raccomandarvi anche La Primavera del Piccolo Popolo, un album molto celtico del 2020. Potete trovarlo sul bandcamp di Arthuan Rebis (https://arthuanrebis.bandcamp.com/)

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