vendredi 5 mars 2021

Ciro Perrino (Celeste) : l'intervista in italiano

Qual è il tuo background musicale ?

Come molti musicisti della mia generazione sono partito dalla musica beat. Quindi dall’inizio del fenomeno musicale più importante del dopoguerra. Ho formato il mio  gusto con l’ascolto di Beatles, Rolling Stones, The Who, Small Faces, Kinks, e poi subito dopo Jimi Hendrix, Cream, e poi il Blues, The Nice e via via sino alla nascita di quel movimento musicale che oggi chiamiamo Progressive Rock ma che a quei tempi si chiamava semplicemente Rock. Ma non posso citarli tutti perchè sono davvero tanti e sono tutti musicisti e band che ho posseduto in Vinile. Già negli anni 60, verso la fine, avevo una collezione di oltre 4000 Vinili. Praticamente tutta la produzione di musica di quegli anni. Acquistavo tutto ciò che veniva prodotto. E non ho mai tralasciato l’ascolto della Musica Classica che ho sempre seguito con grande attenzione sia su disco che andando ai concerti. E da lì sono partito come batterista nel 1966.

Puoi spiegare il tuo percorso tra Il Sistema e Celeste ?

Il Sistema è stata la mia esperienza più importante. Lì ho sperimentato la disciplina, la concentrazione, ho affinato il mio gusto, ho imparato tutto ciò che oggi è il mio bagaglio. Ho scoperto la mia vocazione, il mio desiderio di essere musicista e diventarlo completamente nella vita abbracciando la Passione e trasformarla nella mia stessa Vita. Per cui passare da Il Sistema, una volta che quell’esperienza era giunta fatalmente alla sua fine (tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine), alla nuova realtà di Celeste non fu poi così difficile. Dopo un periodo di “sbandamento” – pochi mesi - dove avevo addirittura pensato di smettere di suonare a livello professionale ritornò dentro di me prepotente il desiderio di rimettermi in gioco e abbandonati i cupi pensieri di fare altro che non fosse Musica rientrai in contatto con Leonardo Lagorio, che era rimasto l’unico superstite de Il Sistema, a parte me, ad essere disponibile a continuare e a trovare e tentare nuove strade. E fu così che, dopo telefonate ed interminabili incontri dove teorizzavamo formazioni, strumentazioni e stili musicali da seguire per inventarne di nuovi, finimmo per trovare la giusta formula da adottare e cominciai a cercare i musicisti adatti al progetto. L’idea era questa: chitarra acustica e violino, basso elettrico, flauti, pianoforte eletrrico e sassofoni, percussioni (non batteria), Mellotron e secondo flauto, violoncello, secondo violino e una voce femminile. Poi andò diversamente. Ma questa è un’altra storia.

Perché Celeste è scomparso ?

Le ragioni che portarono allo scioglimento di Celeste sono quelle fra le più  banali e che sono comuni a quasi tutte le band che prima o poi finiscono per interrompere il loro sodalizio musicale. Per quanto riguardò noi di Celeste fu il non avere accolto una grande occasione che ci fu offerta nella prima metà dell’anno 1977. Ci fu chiesto di aprire i concerti di una nota star italiana di quel periodo. Avremmo dovuto stare on the road per sei mesi. A me personalmente l’idea era sembrata fantastica. Del resto io avevo creato quel contatto in quanto mi occupavo da sempre delle pubbliche relazioni della band. Già con Il Sistema quella era una delle mie mansioni al di fuori del palco. Ma gli altri elementi della band non si trovarorono d’accordo poichè quasi tutti avevano già un lavoro fisso che non volevano lasciare. Io ero l’unico che si dedicava alla musica a tempo pieno. Così fui io a chiedere a tutti gli altri membri del gruppo di decidere. Non ebbero dubbi. Meglio il  lavoro sicuro. A quel punto mi ritrovai da solo e venni alla conclusione che, seppur a malincuore, era venuto il momento di cambiare strada e trovare nuove soluzioni e nuovi stimoli. Peccato perchè avevamo già pronto il materiale per un nuovo album. Quelle composizioni che tredici anni più tardi avrebbero fatto parte prima di quel Vinile con il titolo di Celeste II e poi in CD con il titolo Second plus. Quindi ognuno per il proprio nuovo percorso. Io avevo già delle idee e mi misi subito all’opera con nuovi musicisti. Quando si chiude una porta si apre un portone!

Dopo Celeste, le altre tue bands sono state musicalmente molto diverse (St. Tropez, La Compagnia Digitale e SNC). Puoi spiegare questi nuovi orientamenti musicali che sono stati così diversi da Celeste). Puoi spiegare questi diversi orientamenti ?

La mia costante in tutte le esperienze musicali è sempre stato l’impegno e la grande molla la curiosità. Il desiderio di cambiare ma restare comunque fedele a me stesso è sempre anche stato il mio “credo” Non per niente poi dal 1979 sino ad ora, soprattutto per i miei progetti solisti, ho scelto la solitudine per aprirmi alle collaborazioni quando si è reso necessario. Conoscevo da tempo i due musicisti con i quali ho iniziato l’esperimento di SNC. Una persona era la prima moglie e l’altro un mio caro amico. L’intenzione era quella di creare un tipo di musica molto estetizzante con forti connotazioni di effetti elettronici e non (oggi si chiamerebbe Ambient o qualche cosa di simile). Io non ho mai dato nessuna definizione alla musica. La musica è solo musica. Se proprio vogliamo distinguere allora ok: Classica, Operistica, Jazz, Rock. Ma le sottocategorie…….. Deprimenti. Non avevamo punti di riferimento solo tante idee. L’impianto era costituito da un chitarrista con tantissima effettistica, una pianista (Fender Rhodes con Mini Moog) ed io con il mio Eminent un secondo Mini Moog e l’amatissimo Synthi EMS/AKS. Tutti alle voci. Poche settimane di prove ed eravamo pronti per suonare dal vivo. Ma dopo poche esibizioni ci trovammo tutti e tre d’accordo che qualche cosa andava cambiato. Pensammo subito che l’organico andava allargato ad un batterista e ad un bassista. Giorgio di Celeste era alla ricerca di qualche nuovo stimolo ed esperienza, Francesco “Bat” Dimasi, batterista, aveva già lavorato con me ad un progetto. Quindi conoscevo molto bene tutti e due. Li convocammo e dopo pochissime prove fu chiaro che quello sarebbe stato l’organico definitivo. Prima avevo fatto delle registrazioni con altri musicisti, prevalentemente emergenti e che si stavano distinguendo sulla scena di Sanremo e dintorni. Uno era un giovanissimo ragazzino che si chiamava Enzo Cioffi e che suonò in un brano che avevo scritto proprio in quei giorni (“Il Laghetto del Cigno”). Per lui era la primissima volta in una sala di registrazione. E lo volli accanto a me, ormai talentuoso professionista della batteria quando decisi di rimettere su la band di Celeste per registrare Il Risveglio del Principe e poi più recentemente Il Principe del Regno Perduto. Una sicurezza. Materiale musicale accumulato tantissimo. Solo l’imbarazzo della scelta. Occorreva soltanto provare molto per dare il giusto assetto alla band. Quindi temi su temi e tanta improvvisazione sino a che ci accorgemmo che avevamo finalmente il nostro sound. Anche qui nessuna definizione. Però ritmo, soluzioni stravaganti, cambi di tempo e di atmosfera improvvisi, titoli dei pezzi – molto strumentali – curiosi ed al limite dell’assurdo.  Il  nome del gruppo ….. St. Tropez. Anche qui nessun motivo riguardo alla scelta. Suonava bene. Tutto lì. Però nonostante le tante prove, l’ottima qualità delle registrazioni, l’interesse della allora Phonogram a realizzare un album purtroppo l’assenza di concerti e poi nuovamente l’abbandono del bassista e del batterista per motivi economici costrinsero me e gli altri a ripensare a tutto il progetto. Ingaggiammo un altro batterista e un altro bassista con caratteristiche differenti da quelli che li avevano preceduti, ma che diedero alle nuove composizioni un taglio musicale di tutto rispetto. Andammo avanti per alcuni mesi, peraltro pochi, e nuovamente una battuta di arresto. I motivi …… sempre i soliti. E qui vorrei ricordare che fra poco (aprile/maggio 2021) verrà ristampato tutto il materiale dell’unica raccolta delle composizioni della band di St. Tropez uscita un’unica volta in CD nel 1992 e mai riproposta nonostante le tante richieste. Ma sarà su doppio vinile opportunamente rimasterizzato (100 copie trasparenti numerate e 200 copie di colore giallo e verde) con l’aggiunta di due inediti. Allora nuovo batterista e nuovo bassista però …… nuovo nome. La Compagnia Digitale. Tutti fan di Tolkien. Per cui da La Compagnia dell’Anello a La Compagnia Digitale ……. Il passo è stato davvero breve. Altre settimane e mesi di prove. Tutte composizioni nuove di zecca create ad hoc proprio ed anche perchè a me era arrivato l’ARP 2600 con tre sequencers e volevo inserirlo assolutamente e poi avevo deciso di riportare dal vivo il Mellotron che avevo suonato in Principe di un Giorno. Materiale sufficiente per un concerto. E concerto fu. Ma fu il primo e l’unico della band. Meno male che ebbi l’idea di registrarlo. Mellow Records lo propose nel 1993 ed anche questa testimonianza verrà presto ristampata in Vinile e forse anche in CD. Il concerto fu un ottimo concerto ma anche qui qualche cosa doveva succedere e che portò al prematuro scioglimento della neonata band. Fu lì che presi la decisione definitiva. Basta bands. Vado avanti da solo. Non volevo che la mia vita dipendesse dalle esigenze personali degli altri. Avevo già Solare quasi pronto e ad ottobre di quello stesso anno ero già in sala di registrazione ad iniziare il mio percorso da solista.

Quale era lo scopo nel creare Mellow Records ? Alcune parole riguardo a questa avventura? Sei ancora nella Mellow Records ?

La creazione dell’etichetta che ha segnato un’epoca nel mondo del Rock Progressive è nata come molte altre realtà quasi casualmente, come una specie di scommessa. Ricordo che Mauro Moroni mi aveva chiesto se avessi del materiale inedito di Celeste dopo lo scioglimento della band. Io gli dissi che avevo dei provini realizzati molto bene nel mio studio con quelle composizioni che poi sarebbero andate a far parte di quel Celeste II, erroneamente considerato per anni il secondo album della band, e lui le ascoltò e dopo avermi chiesto il permesso alla pubblicazione di un Vinile con una parte di quelle composizioni sembrò che tutto fosse finito lì. Ma passato un lasso di tempo piuttosto breve tornò alla carica chiedendomi se avevo altro materiale. E fu così che dal mio grande archivio di registrazioni tirai fuori quelle de Il Sistema. Ne avevo, ed ancora ne ho da ascoltare, (anticipo qui che in un prossimo futuro ho intenzione di curare la pubblicazione di altri inediti proprio di questa band) tante ore e quasi me ne ero dimenticato. Per me si trattava di un’esperienza conclusa. Però Mauro ascoltò e fu così che mi chiese di realizzare un altro album ma questa volta in doppio Vinile e CD. E “Una Notte sul Monte Calvo” + altri brani che a malapena ricordavo ritornarono alla luce. Da lì a chiedermi se potevo collaborare con lui a cercare altre registrazioni non solo di band che avevo creato nel tempo o delle quali avevo fatto parte, fu un tutt’uno. Ma soprattutto e perchè, avendo appena iniziato il mio nuovo secondo percorso solista registrando per la multinazionale Polygram Far East  - il mio primo album solista dopo lo stop di nove anni da Solare -, avevo facile accesso agli archivi dei nastri della mia nuova casa discografica dove avrei trovato titoli importantissimi che poi, con la licenza, avremmo stampato con quel marchio che sarebbe diventata la Mellow Records. In seguito grazie ad amici e conoscenti dell’ambiente, ad esempio musicisti che avevo incontrato nel tempo, soprattutto ai tempi de Il Sistema, nelle agenzie di spettacolo e concerti o durante I festival pop, potevo sapere se avevano nastri di inediti oppure licenze e copyrights dei loro lavori. Raccolsi una quantità enorme di materiale che poi diventò l’immenso catalogo della Mellow Records. Furono anni fantastici! Scoprimmo e pubblicammo gioielli nascosti. Però lasciai all’inizio degli anni 2000 tutto in mano a Mauro Moroni perchè avevo l’esigenza di dedicarmi soltanto alla mia carriera solista. Non potevo più conciliare il mio impegno con la scrittura della musica e quello sempre più gravoso di un ruolo in una etichetta discografica così come era diventata la Mellow Records. Oggi sono orgoglioso di poter pubblicare tutto ciò che produco con Celeste e non solo per questa etichetta così prestigiosa che è rimasta comunque nel mio cuore e sono grato all’Amico Mauro Moroni che mi concede di usare il marchio dell’etichetta.

Sul tuo Bandcamp, troviamo altri dischi dopo Celeste, St. Tropez e La Compagnia Digitale . Com'è stata la tua vita per tutto questo tempo ?

Da Il Sistema passando per Celeste per arrivare a St. Tropez e La Compagnia Digitale, attraverso quella breve ed infruttuosa parentesi con SNC, arrivai nel 1979 a realizzare il mio primo episodio di progetto solista. Era già dal 1977 che pensavo di realizzare un album in completa solitudine e avevo ben in mente che doveva essere assolutamente in elettronica, realizzato cioè con soli sintetizzatori, Mellotron e le prime macchine ritmiche. Solare pubblicato nel 1980 ebbe un buon successo di critica e di pubblico, ma ebbi la sventura di finire nel fallimento dell’etichetta che, pur avendo investito su di me tante energie e denaro, fu costretta chiudere e mi ritrovai con un album appena uscito e l’idea per il successivo ma impossibilitato a proseguire. Fu per questo che decisi di prendermi una lunga pausa, potenziare il mio studio di registrazione, studiare, affittare lo studio per produzioni esterne, creare una mia casa editrice musicale e acquistare nuovi sintetizzatori e tastiere. Il periodo di pausa durò oltre 7 anni quando un giorno ebbi l’idea di scrivere un nuovo tema che finì a fare da sottofondo durante una sfilata di moda a Barcelona in Spagna. Tale fu il successo di quello che a me pareva solo un esperimento, che iniziai a scrivere del materiale simile. Di lì ad un anno avevo pronto Far East che proposi alla Phonogram che decise subito di farmi firmare un contratto che mi impegnava per altri tre album. Far East, pubblicato nel 1990, catturò subito l’attenzione della stampa e del pubblico più raffinato pronto a quelle sonorità  che erano in fondo innovative ma ricche di melodie e arrangiamenti sofisticati. (Non lo dico io). Da lì in poi The Inner Garden del 1992, Moon In The Water del 1994, nel 1997 cambio di etichetta , passai alla Warner e pubblicai prima De Rerum Natura e poi la prima versione orchestrale de L’Isola nel 2001. Poi un’altra pausa durata un paio di anni per arrivare a pubblicare per il mercato inglese L’Isola e poi tornato in Italia curai la versione per Piccolo Ensemble sempre de L’Isola per una piccola etichetta che era stata creata apposta per quel progetto e per tenere dei concerti, nei quali non suonavo ma dirigevo i musicisti (esperienza esaltante che mi ha arricchito tantissimo) ma durò poco per dissapori insorti con i propietari dell‘etichetta che stavano gestendo male tutto, tradendo così lo Spirito del progetto. Quindi altro stop e la decisione di dedicarmi ad un altro aspetto della mia visione della Musica. Volevo sentirmi libero dal collaborare con altri musicisti. Volevo essere l’unico a decidere e a suonare. E così prese forma il progetto di pianoforte solo che diede vita ai primi due album di quella che nella mia mente è stata sempre una trilogia. Piccole Ali Nel vento del 2011 e Back Home del 2016. I brani del terzo capitolo della trilogia sono quasi ultimati e presto li registrerò ma Celeste nel 2017 sino ad oggi ha occupato tutto il mio tempo per cui non ho potuto dedicare Tiny Hearts (questo sarà il titolo del terzo capitolo pianistico) tutte le attenzioni che merita.

Perché hai fatto rivivere Celeste dopo tutti questi anni ?

Come dicevo Celeste è stato sempre nel mio Cuore. Ma sono stati gli incoraggiamenti che venivano da fuori a convincermi sempre di più che occorreva rimettere mano alla continuazione di quel magico periodo. Da quando esistono i social networks hanno iniziato a scrivermi e a seguirmi tantissime persone che conoscevano Celeste dai tempi di Principe di un Giorno e la richiesta e le domande erano sempre le stesse: “Quando vi sarà un altro album della band?”.  Ho impiegato molti anni per riorganizzarmi ma, prima i continui rifiuti da parte dei vecchi elementi della band originale a rimetterci insieme, e poi i miei impegni nel portare avanti i miei progetti personali hanno allontanato il momento del rientro. Ma ogni cosa accade quando è il momento e mai prima.

Hai provato a riunire i membri del vecchio gruppo per questo nuovo progetto ?

Certo ho provato svariate volte di ricostituire Celeste, interpellando i miei vecchi compagni di avventure musicali ma ne ho sempre trovato dei rifiuti. A nessuno di loro interessava più riprendere quel discorso che consideravano concluso e privo di un possibile futuro. Li ho ricontattati prima di Il Risveglio del Principe ma le idee divergevano – a parte la mancanza di una sincera Passione e di un entusiasmo che sono indispensabili in progetti del genere – poichè l’idea era quella di fare un Celeste completamente diverso da Principe di un Giorno lontano da quelle atmosfere, cosa che ci avrebbe fatto allontanare dal vero Spirito della band. Io vi ho sempre creduto e non ho mai smesso di pensare che avrebbe potuto essere molto bello rimettere mano a quelle tematiche.

Sei d'accordo con me quando dico che la musica di Celeste oggi è molto diversa, più personale ?

Direi che in parte posso darti ragione perchè è chiaro che c’è del mio in quello che ho scritto per Celeste, considerando soprattutto che in Principe di un Giorno non mi fu concesso di scrivere nulla all’infuori delle liriche. Avevo delle idee che gli altri membri della band non trovavano interessanti e che poi hanno trovato spazio, qualche anno più tardi, nei miei progetti solisti o, come nel caso di “Nora”, hanno avuto il loro degno riconoscimento soltanto dopo quasi 50 anni! Come per esempio il finale del brano presente in Il Principe del Regno Perduto e che si intitola “(Il) Ceruleo Sogno”: anche quello con il finale di Mellotron, lo avevo proposto per Principe di un Giorno ma furono preferiti altri spunti che non erano i miei. E’ tornato buono adesso. Vi sono delle composizioni che hanno una vita più complicata ma poi riescono a farsi strada ed escono alla luce! La lezione di Celeste, ed anche quella de Il Sistema, – non lo dico io (lo disse un giornalista diversi anni fa sentendo i miei primi albums da Solare a L’Isola) – è costantemente presente in tutti i miei progetti solisti. Invito tutti ad ascoltare appunto i miei lavori realizzati in piena solitudine e a trovare l’aria di Celeste. Quello che ho fatto con il rientro di Celeste é stato un lavoro improntato al massimo rispetto dello Spirito degli esordi della band. Sono certo che se avessimo continuato con lo stesso organico Principe di un Giorno sarebbe rimasto l’unico esempio di musica con quelle caratteristiche. Infatti la leadership musicale, che non era più completamente nelle mani di Mariano Schiavolini, avrebbe portato Celeste verso altre spiagge che non sarebbero più state quelle del Rock Prog ma di un Rock molto più “Jazz influenced”. E oggi forse non avremmo due album nuovi di Celeste così “fedeli alla linea”.

Per te, ci sono comunque delle connessioni con il primo disco di Celeste ?

Come dicevo nella risposta precedente, secondo me quello che sento, ma mi baso molto su quello che mi viene riportato da Amici e Sostenitori ma anche da giornalisti, è che lo Spirito di Celeste è rimasto in tutti questi anni intatto e aleggia molto chiaro nei due ultimi album Il Risveglio del Principe e Il Principe del Regno Perduto. Ho usato, per quanto mi riguarda, solo tastiere tipiche degli anni 70 per mantenere a livello di sound le stesse caratteristiche. Niente tastiere digitali di nuova generazione. E poi c’è il mio Mellotron ! Gli altri musicisti che costituiscono ormai la spina dorsale della band usano solo strumenti che provengono da quegli anni. Il batterista ha trovato una coppia di hihats degli anni 70 così come il rullante. Ed il bassista usa un Fender Precision sempre risalente a quegli anni. La Musica certo è stata scritta dopo quasi 50 anni dopo Principe di un Giorno ma , ripeto, se fossimo rimasti tutti insieme come formazione originale, oggi saremmo qui a rimpiangere Principe di un Giorno.

Quali sono le tue principali fonti di ispirazione per questo album ?

La maggior fonte di ispirazione di questo nuovo album di Celeste è Celeste !

Perché i musicisti ospiti non sono gli stessi che ne Il Risveglio del Principe ?

I musicisti che mi hanno accompagnato ne Il Risveglio del Principe sono gli stessi che sono presenti ne Il Principe del Regno Perduto. Quelli che sono presenti in questo progetto in più sono segnati come ospiti. Nel precedente avevo messo tutti insieme ma alcuni non sono mai stati considerati membri ufficiali della band. Qui vorrei ricordare quelli che per me sono da ritenersi insostituibili e credo mi accompagneranno nei futuri capitoli di Celeste e cioè: Enzo Cioffi alla batteria e percussioni, Francesco Bertone al basso, Mauro Vero alle chitarre, Marco Moro ai flauti, recorders e saxofoni e Sergio Caputo al violino. Gli altri sono ospiti e possono essere riconfermati o se ne possono aggiungere dei nuovi a seconda delle esigenze o delle sonorità che vado ricercando.

Sembra essere la fine di un ciclo, è vero ?

Il Principe del Regno Perduto rappresenta certamente la fine di un ciclo.  Però si tratta solo, diciamo, di una temporanea sospensione della Storia del Principe. Può darsi che in futuri progetti torni a farci visita. Per ora Celeste rimane con tutte le sue caratteristiche della band classica che in così tanti Amici e Sostenitori dimostrano di amare. Quindi la fine riguarda la narrazione ma non la band stessa. Troveremo nuovi spunti letterari da mettere insieme alle atmosfere del prossimo album.

Hai nuovi progetti per Celeste ?

Assolutamente sì. Per abitudine, che ho consolidato negli anni, quando pubblico un nuovo progetto ho già in mente come realizzare il successivo. Quindi anche questa volta posso dire che ho già ben chiaro come vorrei proporre al pubblico di Celeste, che si sta ampliando sempre più con nuovi sostenitori, sia in quello che sarà l’organico sia nella forma. I contenuti saranno sempre quelli tipici di Celeste. Nessuna intenzione di tradirne lo Spirito. Quello che posso anticipare è che la trilogia del Principe ha concluso un ciclo. Il Principe si prende una pausa. Ritornerà ? Forse ……forse. Nuovi temi e tematiche verranno trattate nel prossimo progetto. Ciò che non potrà mancare saranno il Mellotron e tutti gli altri strumenti che hanno caratterizzato da sempre la sonorità della band. Sono già al lavoro e sono molto contento delle atmosfere che si vanno delineando!

Hai altri progetti per il futuro oltre Celeste ?

Anche su questo fronte, quello dei miei progetti solisti, sono in fase di diverse realizzazioni. In questi ultimi anni mi sono dedicato molto a Celeste lasciando da parte concerti con il solo pianoforte per approfondire e preparare il ritorno della band dopo più di 40 anni da Principe di un Giorno. Per questo non ho pubblicato il terzo album della mia trilogia di pianoforte solo. Ho tutti i brani pronti e devo solo trovare il tempo e la concentrazione necessaria per registrarlo. Ed il luogo adatto. Io amo molto uno studio dove ho registrato Piccole Ali nel Vento e che è situato nel Sud Est della Francia in cima ad una montagna immerso nel più totale silenzio e dove vi è un meraviglioso Bechstein a coda che rende al meglio quanto desidero da un pianoforte. Ho poi in “cantiere” il  seguito di Solare, il mio primissimo album da solista che fu pubblicato nel 1979, che sarà un lavoro realizzato solo con sintetizzatori per ricreare le atmosfere che hanno fatto amare a molti appunto Solare. Anche qui sono a buon punto con la scrittura ed ho ben chiaro come vorrei realizzarlo. E poi ancora un progetto che realizzerò sempre in elettronica utilizzando l’accordatura a 432 Hz. Qui è tutto più complesso ma già avanti con le idee e qualche cosa di registrato. E poi altro. Sto scrivendo tantissimo. Ho anche altre idee per altri progetti.   

Quale musica ti ispira per creare musica ?

Devo essere sincero. A parte alcuni ascolti che faccio e mi concedo sono anni che non ascolto più nulla proprio per non farmi influenzare. Se metto qualche cosa nello slot del lettore cd è quasi sempre qualche cosa di musica classica. Corelli, Vivaldi, Bach, Beethoven, i grandi compositori russi come Mussorgskji, Rimskij Korsakov e Prokofiev. Eric Satie che adoro. O il poco conosciuto pianista catalano, contemporaneo di Satie, Frederic Mompou.

Sei : rock, pop, jazz o classico ?

Su questo non dubbi. Sento di essere una giusta miscela di Rock e Classica. Ma sempre pronto ad accettare ed accogliere nuovi stimoli e suggerimenti.

Sei interessato a gruppi di RPI ?

Anche qui voglio essere sincero. Non ascoltavo prima e tanto meno ascolto adesso. Non conosco la scena musicale italiana. Come dicevo è per preservare la mia ispirazione, per non essere influenzato che preferisco non ascoltare nulla. Desidero mantenere nel caso di Celeste la massima autonomia per rispettarne lo Spirito degli inizi.
 

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